> EXTREME ATTACK |
|
Band: EXTREME ATTACK |
Title: In the Name of Thrash Metal |
Format: CD |
Release Date: 7/Jul/2013 |
Price: $9.00 USD |
|
EBM records presents the 29th offering of the "Thrash is Back" Series.
On their 2011 debut, Assassin, Ecuador-based Thrashers Extreme Attack quickly showed metalheads that they were much more than your average thrash band.
In the Name of Thrash Metal immediately showcases the band's highly skilled musicianship. Blistering guitar work once again highlights the album. These are true thrashers, not some pubescent fanboys, and the difference is noticeable and, for fans of the genre, quite welcome. This album proves the early potential they showed has been fulfilled, and more than justifies the intensely strong fanbase they've built throughout Latinamerica!
Extreme Attack is one band and In the Name of Thrash Metal is one album that will make their own memorable mark on 2013.
Needless to say that this is one of the most expected Latin American Thrash Metal debuts in the last years ! |
> Track List |
1. 66 |
6. Sinners in Heaven |
2. Final judgement |
7. War is shit |
3. Metal slave |
8. Hell's priests |
4. Hell is your destiny |
9. Assassin |
5. War never ends |
10. Thrash Metal |
|
> Sound Sample |
|
|
|
|
Metallized |
Inventarsi qualcosa di originale in ambito thrash old school è impresa veramente improba, praticamente una contraddizione in termini. Nel 99,9% dei casi, la cosa migliore che si può sperare è di trovare un gruppo in grado di rielaborare lo schema di base, mettendoci quell'entusiasmo, quella freschezza e, auspicabilmente, quel po' di personalità capace di trasformare uno scolastico copiato in un compito dignitosamente eseguito. Tocca agli ecuadoriani Extreme Attack cercare di ben figurare all'interno di questo quadro, con il loro ...in the Name of Thrash Metal , il quale, già dal nome, è proprio tutto un programma. Nati a Quito nel 2011 dalle ceneri dei Metal Slave (l'estrosità non sembra proprio far parte del DNA di questi ragazzi), giungono nel corso dello stesso anno all'EP Assassin , al quale fanno seguito parecchie date live in patria, per poi allargare la propria esperienza dal vivo anche alla Colombia. Fatta questa gavetta, i tre si ripropongono ora con il full di cui sopra, col quale sperano di assestare la loro presenza sulla scena internazionale. Ci saranno riusciti?
Il trio dimostra certamente una grande fedeltà ai dettami più consolidati dello stile già a partire dalla copertina, che riporta ai tempi in cui queste erano disegnate a mano da artisti talvolta improvvisati, con risultati che potevano andare dal capolavoro all'ignobile. Nel caso di specie, il baricentro della valutazione si sposta più verso il secondo, anche se, tutto sommato, l'amarcord può risultare persino piacevole per chi ha il gusto dello splatter. Assodato tutto ciò, passiamo al nocciolo della questione: la musica. Il trio sudamericano dimostra dedizione, convinzione, fors'anche una certa attitudine, ma le debolezze di ...in the Name of Thrash Metal sono troppo evidenti per passare inosservate. Per prima cosa è la base ad essere fragile, ossia i riff con i quali sono costruiti tutti i pezzi. Ognuno di questi non è altro che la sagra del copia/incolla di terza o quarta mano di materiale già iper-sfruttato, senza niente che si segnali nel marasma generale. Nessun arrangiamento degno di nota, assoli di chitarra al più ascoltabili da parte di Renata Pacheco , parti di batteria discutibili e ridondanti di Andree Aguilar , con uso di fillers non sempre in focus col pezzo o addirittura fastidiosi. Su tutto questo si innestano soluzioni generali veramente infantili in alcuni break, che abbassano notevolmente la considerazione delle capacità del gruppo. A questo proposito basta ascoltare l'opener Final Judgement per rendersene conto. Se ciò non dovesse ancora essere sufficiente, però, il vero colpo di grazia lo assesta Patricio Viveros , non tanto nella sua qualità di bassista, ma in quella di cantante. La sua prestazione è assolutamente insufficiente, priva di qualunque mordente, mortificata dalle scarse doti vocali a disposizione e dalla mancanza del coraggio di connotarla portandola all'estremo, mostrando almeno il tentativo di cavarne fuori qualcosa di particolare, non necessariamente “bello”, come a loro tempo fecero, ad esempio e con ottimi risultati, i Living Death . L'unico pezzo appena presentabile è Thrash Metal , a patto che chiudiate tutti e due gli occhi sul fatto che Mille Petrozza potrebbe citare tutti per plagio senza tema di perdere la causa. Insignificanti i testi, ma a questo punto non è una sorpresa. In sintesi estrema: un lavoro molto più che mediocre sotto tutti i punti di vista.
Quello che gli Extreme Attack hanno da mettere sul piatto della bilancia è la passione, null'altro. Se cercate spunti compositivi interessanti, qualcosa di non fatto mille ed una volta da Destruction , Artillery , Testament , Annihilator , Hexx , Hirax , Forbidden , Overkill , Onslaught , Razor (alcune delle band da loro stessi citate come influenze) e dai vari gruppi che li hanno clonati nel corso degli anni, rivolgetevi più che tranquillamente altrove. Gli Extreme Attack non mostrano di avere i numeri per dire qualcosa di rilevante, anzi, per dire qualcosa; e basta. |
Heavy Metal Maniac |
Il Sud America, nonostante la povertà e le crisi cui è sottoposto, rimane uno dei continenti dal quale escono una miriade di gruppi metal, genere musicale mai tramontato in questa parte del mondo. Il thrash è il genere più gettonato, e il Brasile soprattutto ha avuto quasi il monopolio delle uscite, partendo per esempio con i Sepultura e chiudendo con i Violator. Questa volta, pur sempre in ambito thrash, si cambia nazione e si passa all'Ecuador (sì la patria dell'arbitro Moreno che ci fece perdere la partita contro la Corea del Sud ai mondiali 2002).
L'Ecuador è un Paese che non si è mai distinto per qualità di band o per la quantità di band conosciute ai più, e questa volta sotto Ebm Records ci troviamo tra le mani un debut più che soddisfacente.
Il disco in questione si intitola "...In The Name of Thrash Metal" e dal titolo si capisce già tutto nonostante sia abbastanza clichè e senza ispirazione.
Il trio latino propone uno stile che ricorda i Sodom di "M-16" con una "spruzzata" dei primi Exodus e si capisce già dalla seconda traccia "Final Judgement" (si perchè la prima è un'intro). Il disco in questione è ben suonato nonostante non faccia gridare al miracolo, ma ogni parte è ben incastrata l'una con l'altra rendendo il tutto omogeneo e molto apprezzabile.
La particolarità della band però è che alla chitarra c'è una donzella. Una certa Renata Pacheco, che trita riff su riff e sa farsi comunque rispettare all'interno di una scena prettamente maschile, dove le musiciste donne nel corso degli anni sono state sempre in netta minoranza e soprattutto ricoprivano ruoli di vocalist, eccezion fatta per gruppi all female thrash tipo le Meanstreak di "Roadkill". Il disco nonostante il titolo un po' banale e i testi magari poco ispirati (si tratta comunque di una formazione giovane anche di età), riesce a ritagliarsi uno spazio all'interno del panorama thrash dicendo che non solo il Brasile sa produrre gruppi validi ma anche l'Ecuador può.
In sostanza "In The Name..." lo consiglio a tutti quelli che amano le sonorità thrash e a quelli che vogliono ascoltare un buon gruppo con una chitarrista donna e vogliono mangiarsi le mani.
Un buon debut come pochi se ne sentono oggi da una band che avrà molto altro da dire in futuro.
Ottimo lavoro.
Recensore: Luca Maggi "Il Meggi"
Voto 80/100 |
Rock en Cuba |
Grata sorpresa la de Extreme Attack, banda fundada en la ciudad de Quito en Ecuador en 2011, cuyo sonido podríamos considerar como ellos mismos se definen Old School Thrash Metal, en la mejor tradición de de grupos thrash germanos como Sodom, Destruction y Kreator.
Presentan su primer trabajo entero y segundo de su carrera, ya que el primer trabajo fue el EP “Assassin” de 2011. Muy buena producción, no teniendo que envidiar a ninguna hecha en Europa. No dan tregua desde el mismo comienzo con “Final Judgement”, sorprendiendo con un cambio magistral y buen trabajo del bajista y vocal Patricio Viveros en el tema “Hell Is Your Destiny”, completando la formación Renata Pacheco a las guitarras verdaderamente afiladas y Adree Aguilar a la detonante batería.
El tema “War Nevers Ends” nos lleva a los mejores sonoridades tipo Slayer de la mejor época del “Season In The Abyss”, pero siempre conservando la personalidad propia de un grupo fuerte que esperamos cosechen éxito a raudales con este Thrash fantástico que rememora la mejor época de los años gloriosos del Thrash germano y europeo ya comentado anteriormente.
Brillante trabajo en los solos guitarreros y rítmicas de Renata. Pienso que se puede mejorar la voz dándole más garra y agresividad, es una opinión sólo personal .Creo que el siguiente trabajo sorprenderá aún más por su calidad y su seguro más definida búsqueda de personalidad propia. Me quedo con la fuerza y parte intermedia de “War Is Shit”, fuerza atronadora y genuinas guitarras thrash. Esperamos verles pronto tocando por Europa y sobre todo por España. Fuerza y calidad no les faltan!!! |
|
|
|
|
|